Intervista a Dante Rampini: traduttore della Divina Commedia in lingua parmigiana

di Martina Conforti e Luna Piazza

Quali sono state le difficoltà principali nel tradurre un’opera così complessa? Per tradurre occorre conoscere, e la prima difficoltà, alla mia età, è stata studiarla nei due sensi: laico e religioso, attraverso due specifiche pubblicazioni e due distinti commenti. E’ stata per me la lettura giusta. Senza quella non avrei potuto cogliere il lato profondo dell’opera. La seconda è stata quella di elevare il dialetto all’altezza del volgare fiorentino, sapendo che per Dante, il parmigiano, era un dialetto “orrendo” . Ho così dovuto impegnarmi molto perché il dialetto non è parallelo all’italiano e per raggiungere lo scopo del giusto senso, ho perseguito vie indirette e trasversali, penso con simile impatto gergale richiesto dall’autore.

È riuscito a fare tutto da solo, oppure ha chiesto aiuto a qualcuno? Si ho fatto tutto da solo, riscrivendola a mano libera dall’inizio alla fine; a sinistra del quaderno in italiano e a destra in dialetto parmigiano, questo dal 2019 al 2024. Nel 2025 dopo l’intervista alla Gazzetta di Parma, la Consulta per il Dialetto Parmigiano, mi ha chiesto, dopo averne presa visione, di correggere le accentazioni delle vocali O/EA/ in quanto anche il dialetto non ha uniformità di accentazioni (es: la O ne ha 4) e quindi di fonalità diverse, per cui la lettura deve essere corretta. Cosa che sto facendo in questo periodo insieme a loro: io correggo e loro controllano.

Ha cercato di mantenere le rime e la metrica o ha preferito dare priorità al significato? Ho mantenuto la disposizione del testo Dantesco (e non potevo fare diversamente) sia per la rima incatenata sia per le terzine mantenendone (con le enormi difficoltà sopra citate) il significato. Unica licenza poetica è quella di dare in certi passaggi (es.: canto V ) un po’ di parmigianità al testo.

Pensa che il dialetto possa ancora avere un ruolo attivo nella cultura di oggi? Si anche per questo (riscriverla in parmigiano-parmense) non può che essere un fatto culturale, che può servire ad avvicinare i giovani (soprattutto i nuovi giovani ) al loro dialetto, (come per la poesia) anche in età pre o scolare; o per comprenderla meglio per chi a scuola, (conoscendolo un po’) la studia come materia; e poi: come ci si puo definire “parmigiani” se non si conosce quello che ti distingue da un reggiano o piacentino? Oggi è per me, anche un importante elemento di integrazione dei nuovi italiani di Parma.

C’è verso o un canto a cui è particolarmente affezionato? Può citarlo? Sì, il primo (i suoi timori e l’incontro con Virgilio) e il quinto dell’inferno (l’incontro con Francesca e Paolo) che in parmigiano non perdono nulla del pathos di quella paura, ansia, soddisfazione e tragedia ). Ma anche altri nel Purgatorio e Paradiso.

Dove si può trovare la sua traduzione? È pubblica, disponibile online? O sta cercando qualcuno che pubblichi la sua opera? La ” pubblicazione” doveva partire in questo periodo, ma tutto è fermo perché il testo “completo” è in fase di riscrittura per le ragione sopra descritte. La casa editrice è d’accordo, meglio correggere prima che poi. Sto invece cercando un finanziatore/filantropo ( Associazione, Fondazione, Società, Privato) che mi dia una mano concreta, perché l’opera in se può essere costosa e il mercato dialettale è territoriale e quindi limitato e difficilmente è in grado di coprirne i costi.

Se dovesse descrivere in poche parole, cos’è per lei il dialetto parmigiano, cosa direbbe? Fin da bambino (allora si nasceva in casa) si masticava il dialetto con il latte, il pane e in strada con i compagni di giochi e di scuola, per cui per me il dialetto è stata la mia prima e reale identità, riconosciuta da tutti come io riconoscevo quella degli altri nati e cresciuti nei borghi che ci hanno visto piangere, ridere e crescere. (oggi via Dalmazia, Borgo Valorio, Via Corso Corsi, Via Saffi, Borgo delle Colonne e Borgo Retto e la Parochja ‘d San Bendètt).

TRADIRE DANTE, l’arte di tradurre la Divina Commedia

Cari amici del Comitato di Madrid, vi segnaliamo questo interessante evento organizzado dal Comitato di Oporto (Portogallo) della Società Dante Alighieri (ASCIP Dante Alighieri. Associazione Socio-Culturale Italiana del Portogallo Dante Alighieri) e dall’Istituto Italiano di Cultura di Madrid.

All’evento hanno collaborato l’Ambasciata d’Italia in Spagna e il nostro Comitato, il Comitato di Madrid della Società Dante Alighieri.

TRADIRE DANTE, el arte de traducir la Divina Commedia.

El 29 de septiembre a las 20.00 horas, en el IIC Madrid, se celebrará la conferencia “TRADIRE DANTE, el arte de traducir la Divina Comedia”, para analizar y reflexionar sobre los desafíos que la traducción de la Divina Commedia presenta al traductor. ¿Cuáles son las estrategias y las opciones que deben adoptarse para afrontar las peculiaridades del verso y del idioma dantesco? ¿Cómo devolver la enorme riqueza léxica y estilística del poema?
¿Cuál es la relación entre el florentino del año 1300 y la lengua en la que se presenta y se publica el texto? Además, ¿cómo afrontar una obra que es también un relato de la historia de su tiempo, y de las vicisitudes biográficas de su Autor?
A estos y otros temas darán respuesta los profesores Raffaele Pinto y Juan Varela-Portas de Orduña (autores de la nueva traducción de la Commedia, editada por AKAL) en este evento que quiere ilustrar a un público, tanto de especialistas como no, los desafíos de la traducción de uno de los mayores clásicos de la literatura de todos los tiempos.

29 de septiembre a las 20.00 horas

Istituto Italiano di Cultura di Madrid (Calle Mayor, 86. Madrid)

Entrada libre, con solicitud de reserva previa, escribiendo a confirmaciones.iicmadrid@gmail.com e indicando nombre, apellidos y contacto telefónico de todas las personas para las que se solicita la reserva.

Horario: Desde las 20:00 Hasta las 21:00

Organiza : ASCIP DA e IIC Madrid

En colaboración con : Ambasciata d’Italia in Spagna e CDA Madrid (Comité de Madrid Sociedad Dante Alighieri).

Juan Varela-Portas de Orduña (1963): dottore di ricerca in filologia presso l’Università Complutense di Madrid, per vent’anni è stato insegnante di secondaria presso la scuola pubblica, dove ha svolto diversi compiti di gestione e direzione (vicepreside e preside di secondaria, consulente di formazione in un centro di specializzazione per l’insegnamento secondario). Dal 2009 è professore ordinario presso il Dipartimento di Filologia Italiana (attualmente Dipartimento di Romanico, Francese, Italiano e Traduzione), dove ha ricoperto anche incarichi dirigenziali (segretario accademico, direttore, coordinatore del Master di Studi Medievali).

Nella sua attività accademica è stato discepolo del grande dantista Carlos López Cortezo, è presidente dell’Associazione Complutense di Dantologia, condirettore della rivista Tenzone e direttore delle collane di libri accademici “La Biblioteca de Tenzone” (Asociación Complutense de Dantología) e “Bártulos” (Ediciones de La Discreta). Ha pubblicato diversi libri e più di 80 articoli scientifici, in particolare su Dante Alighieri e sulla letteratura italiana medievale, ma anche su Umanesimo storico, letteratura italiana contemporanea, letteratura spagnola classica e contemporanea e letteratura latino-americana.

Raffaele Pinto (Napoli 1951) è docente di Filologia Italiana nella Universitat de Barcelona. All’opera di Dante ed alla sua irradiazione nella letteratura moderna e nel cinema ha dedicato la maggior parte delle sue ricerche. Sul piano teorico-metodologico, ha coltivato in particolare l’approccio psicoanalitico (per esempio, in rapporto alla concezione di Dante dell’amore e del desiderio). Fra le sue pubblicazioni si segnalano:

Dante e le origini della cultura letteraria moderna, Paris, Champion, 1994.

Poetiche del desiderio. Saggi di critica letteraria della modernità, Roma, Aracne, 2010.

Le Rime di Dante. Libro di canzoni o rime sparse?, London, receptio academic press, 2020.

Pensiero e poesia. Esercizi di filologia dantesca, Roma, Aracne, 2021.